Le origini della Biblioteca di storia moderna e contemporanea risalgono al giugno 1880, quando la Camera dei deputati approvò la proposta di Pasquale Villari di costituire una raccolta di libri, opuscoli e documenti relativi al Risorgimento italiano. Nacque così la Sezione Risorgimento della Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele II di Roma. Nel 1906, avvicinandosi il cinquantenario dell’unità d’Italia, il ministro dell’Istruzione Paolo Boselli presentò il progetto di un istituto autonomo, concepito come biblioteca, museo e archivio del Risorgimento, proponendo il distacco della Sezione Risorgimento in una sede che ne valorizzasse il significato, il monumento a Vittorio Emanuele II, allora ancora in costruzione. Venne istituito il Comitato nazionale per la storia del Risorgimento, cui fu riconosciuta una cospicua dotazione per incrementare la raccolta. Durante il primo conflitto mondiale il Comitato allargò i propri compiti al reperimento di materiale bibliografico e documentario relativo alla guerra, considerata in quegli anni il coronamento del Risorgimento nazionale. Tra il 1921 e il 1923 l’Istituto assunse finalmente il nome di Biblioteca Museo Archivio del Risorgimento e fu provvisoriamente trasferito nelle sale del Palazzetto Venezia. Nel 1934, con la riorganizzazione degli istituti storici voluta da Giovanni Gentile, il Comitato venne soppresso e le raccolte furono smembrate tra due istituzioni distinte: la parte museale e, in seguito, quella archivistica, vennero destinate all’attuale Istituto per la storia del Risorgimento italiano, con sede nel Vittoriano, la parte bibliografica venne attribuita alla biblioteca annessa all’Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea, che sarebbe diventata, nel 1937, Biblioteca di storia moderna e contemporanea e successivamente trasferita nella sede attuale di Palazzo Mattei di Giove. Dal punto di vista istituzionale essa venne posta, dal 1945, alle dirette dipendenze del Ministero della pubblica istruzione, poi, dal 1974, insieme con le altre biblioteche pubbliche statali, alle dipendenze del Ministero per i beni culturali e ambientali, divenuto nel 1998 Ministero per i beni e le attività culturali, attualmente Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.