Un amore devastante
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Un amore devastante
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Lui camminava tranquillo per la sua strada. Una donna lo guardò e, poco dopo aver distolto lo sguardo, incontrò una sua vecchia amica di infanzia e si dimenticò di lui.
Lei correva in direzione dell’incrocio. Un uomo la guardò e preso da quella visione non si avvide del camion che sopraggiungeva verso di lui ormai impossibilitato ad evitare l’impatto.
Proprio nel momento esatto in cui il T.I.R. calpestava il viso terrorizzato del passante, lui vide lei, per l’ennesima volta, e lei vide lui, come sempre.
Lei cercò di dileguarsi, sapeva che quello era un pretendente appiccicoso, e nella sua corsa per sfuggirgli sfiorò tre persone: morirono subito dopo.
Lui la seguiva, correndo. Quanto la amava! Questa volta non le sarebbe sfuggita! Nell’inseguirla toccò due persone: la prima trovò un braccialetto per terra, la seconda inciampò su una crepa del marciapiede e prese una zuccata contro il palo della luce.
Finalmente la raggiunse in un vicolo cieco. Lei, spalle al muro, aveva negli occhi la disperazione della volpe braccata.
“Io ti amo”, le disse.
Un’ombra di triste impotenza passò dietro gli occhi di lei, un’ombra che era proiettata da una voglia impossibile a realizzarsi. Le si formò una lacrima che ricacciò indietro.
“Ma tu non puoi! Non devi...”
“Bambina... Io sono già innamorato. Io... devo averti.”
“Anch’io ti amo. Ma... Ma io sono La Morte”
Ecco. Lo aveva detto. Finalmente quel seccatore se ne sarebbe andato. Lo facevano tutti, a quel punto. Chi poteva avere abbastanza coraggio da amare La Morte?
“E allora?”, disse invece lui, “Io sono Il Destino...”
Furono in sette a vedere il bacio che Destino pose sulle labbra della Morte.
Furono in sette a non poterlo raccontare.
Lei correva in direzione dell’incrocio. Un uomo la guardò e preso da quella visione non si avvide del camion che sopraggiungeva verso di lui ormai impossibilitato ad evitare l’impatto.
Proprio nel momento esatto in cui il T.I.R. calpestava il viso terrorizzato del passante, lui vide lei, per l’ennesima volta, e lei vide lui, come sempre.
Lei cercò di dileguarsi, sapeva che quello era un pretendente appiccicoso, e nella sua corsa per sfuggirgli sfiorò tre persone: morirono subito dopo.
Lui la seguiva, correndo. Quanto la amava! Questa volta non le sarebbe sfuggita! Nell’inseguirla toccò due persone: la prima trovò un braccialetto per terra, la seconda inciampò su una crepa del marciapiede e prese una zuccata contro il palo della luce.
Finalmente la raggiunse in un vicolo cieco. Lei, spalle al muro, aveva negli occhi la disperazione della volpe braccata.
“Io ti amo”, le disse.
Un’ombra di triste impotenza passò dietro gli occhi di lei, un’ombra che era proiettata da una voglia impossibile a realizzarsi. Le si formò una lacrima che ricacciò indietro.
“Ma tu non puoi! Non devi...”
“Bambina... Io sono già innamorato. Io... devo averti.”
“Anch’io ti amo. Ma... Ma io sono La Morte”
Ecco. Lo aveva detto. Finalmente quel seccatore se ne sarebbe andato. Lo facevano tutti, a quel punto. Chi poteva avere abbastanza coraggio da amare La Morte?
“E allora?”, disse invece lui, “Io sono Il Destino...”
Furono in sette a vedere il bacio che Destino pose sulle labbra della Morte.
Furono in sette a non poterlo raccontare.
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