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Il risotto ai Go

Ho conosciuto Nicoletta a Islas Cias, in Galizia. Il giallo bollente della spiaggia, l’ azzurro ghiacciato dell’ Oceano Atlantico ed il verde tiepido dei suoi occhi sinceri. A distanza di dieci anni i suoi occhi mi sembrano ancora sinceri, anche se siamo a Cannaregio. Anche se mi dice che mi ha sempre pensato in questi anni. Sono stato spesso a Venezia, pensavo di conoscerla bene, ma non conoscevo Nicoletta. Come diceva Macchiavelli ‘C’ è qualcuno che sa tutto, peccato che è tutto quello che sa’. La prima cosa che mi ha detto sul ponte di Santa Maria Nova, dopo dieci anni, non è stato ‘Come stai ?’. Mi ha chiesto se ero felice. E poi mi ha invitato a cena a casa sua. Non ho fatto molta fatica ad annullare l’ appuntamento di lavoro a Cà Foscari e ad accompagnarla a fare la spesa per campi e campielli. ‘Ti piace il risotto ?’ Chissà se pensava alla paella che avevamo mangiato sulla spiaggia di Valencia alla ‘Pepica’, sotto la foto in bianco e nero di Hemingway. In Sottoportico ‘de la Cason’ Nicoletta si ferma ad ascoltare un suo amico che suona con il flauto di pan un pezzo di Gheorgi Zamfir. Nicoletta applaude, lui l’ abbraccia e la bacia. Un inspiegabile senso di gelosia mi coglie alla sprovvista. Cerco di reagire magnificando il Sottoportico. Lui sorride, mi da un pacco di riso e dice:’ Un tempo ci avresti vissuto sicuramente’. Ride anche Nicoletta. Solo di fronte al Casino degli Spiriti, Nicoletta mi spiega ridendo che Cason in veneziano vuol dire prigione. In Campiello della Pescaria Nicoletta si fa dare sei grossi ‘go’ da una sua amica texana che gestisce un ristorante. Nel suo veneziano zoppicante ci spiega che adesso è il periodo migliore per mangiare il ghiozzo. Difatti con la bassa marea i pescatori vanno nei ‘busi’, tane che questi pesci scavano nel fango, per cacciarli e non per pescarli, visto che li afferrano con le mani. Infine mi guarda e in un inglese perfetto finisce il suo breve corso di ittologia lagunare: ‘Questo pesce è un po’ come certi uomini. Da giovane non è un granchè e viene usato per pescare il branzino. Da adulto può servire per il risotto dei re’. Sorrido e lo prendo per un complimento, anche se non ne sono troppo sicuro. Nicoletta mi chiede se ho mai ripulito dalle interiora e squamati dei go. Le rispondo che prima di scontrarmi con lei credevo che il go fosse semplicemente un gioco di strategia giapponese. In ‘Corte Sconta detta Arcana’ Nicoletta controlla la meridiana e scuotendo la sua coda di cavallo sistema le lancette del suo orologio. ‘Sei sempre in ritardo !’ Sbuffa fingendosi arrabbiata con il suo amico Riccardo. Lui mi guarda e fa una specie di smorfia, sorride a lei e mi lascia una borsa piena di cipolla, sedano e aglio. Poi si fa improvvisamente serio e mi dice sottovoce: ‘Fanne buon uso, anche di lei.’ In Barbaria delle Tole Nicoletta si ferma a parlare con un suo amico falegname, che tanto per cambiare mi ignora completamente. Che abbiano saputo che anni fa ho tifato il Como allenato dal mio amico Mario contro il Venezia ? Prima di tornare a riparare una stupenda gondola mi lascia un pacchetto di pepe verde insieme ad un cordiale saluto: ‘E’ molto raro. Vedi di non sprecare anche questo.’ Nicoletta non sembra percepire la sottile xenofobia lagunare nei confronti di un cispadano di Bologna. Forse se gli dicessi che sono nato a Milano e vado in vacanza a Vetriolo Terme, vicino a Trento… Novella Lisa Boni, Nicoletta continua la sua disquisizione gastronomica: ‘Dopo che io avrò pulito i pesci, lo studioso del tempo libero del Sol Levante è in grado farli bollire con cipolla, sedano, aglio e pepe verde per circa un' ora e mezza ?’ In Salizzada San Samuele Nicoletta si ferma davanti alla casa dove nacque Giacomo Casanova. La fissa attentamente. Mi guarda dritto negli occhi e dice: ‘Andrebbero eliminati… Gli aromi intendo. Poi è necessario passare al setaccio fine il court-bouillon. Ti consiglio di utilizzare una garza, strizzandola per passare il sugo del pesce’. Sul ponte di Quintavalle la sorprendo con lo sguardo perso oltre l’ Isola di San Pietro di Castello. ‘Cosa guardi ?’ Come se non sapessi che le donne come lei possono vedere cose che io non vedrò mai. E difatti lei mi cita Kirkegaard: ‘Bisogna guardare indietro per capire la propria vita. Davanti per viverla’. Io non trovo niente di meglio che guardarmi i piedi mentre mi abbasso per superare Sottoportico Zurlin. A Palazzo Zenobio Nicoletta sembra di casa tra i Padri Armeni Mechitaristi. Padre Haig mi da una pacca sulla spalla più stizzita che amichevole e mi passa una borsa piena di olio d'oliva, aglio e zenzero fresco. Sul Ponte del Soccorso Nicoletta è molto concentrata: ‘A questo punto potrei soffriggere il riso in olio d'oliva con aglio e due fettine di zenzero fresco, versando poi, poco alla volta, il brodo di go. E tutto chiaro ?’ ‘Da Codroma’ Nicoletta mi offre l’ ennesimo cicchetto senza perdere un minimo del suo stile. Non per niente Titio Livio chiamava questa gente ‘Heneti’ e cioè uomini del vino. Trova anche il tempo di sfidare e battere a back-gammon il padrone del locale che come pegno mi affida una bottiglia di brandy e del prezzemolo. Anche a lui non sembro particolarmente simpatico: ‘Brandy e non Cognac! Me l’ ha portato Nicoletta dalla Spagna circa dieci anni fa. Voleva ubriacarsi per dimenticare qualcuno. Ma nessuno stronzo vale una bottiglia di Carlos Primero. E così io l’ ho seppellita in cantina per il suo Fandango…’. Al Ponte di Sacca il tramonto sulla laguna nord è, come disse il poeta russo Brodskij, il più grande acquerello del mondo. Non avendo niente di meglio da dire cerco di terminare la ricetta: ‘ Scommetto che a cottura quasi ultimata, bisogna aggiungere un cucchiaio di brandy e, prima di servire, mantecare con prezzemolo tritato’. Perché questa è la ricetta della mia vita ? Perché nel sottoportico, nel silenzio più assoluto, con la luna che formava l’ angolo giusto con l’ acqua, baciando Nicoletta ho visto Aurelia, la farfalla gnostica ….
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