La matriosca inversa
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La matriosca inversa
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1 LA CITTA'
Adorava fare lunghe passeggiate in città; andava in centro nelle ore di punta: le strade strette erano gremite di gente, persone diverse, con storie diverse. Immaginava le loro storie: quell'uomo lì, con il cappello grigio ed il cappotto nero era sicuramente vedovo e solo e con gli occhi cercava di avere quello che non gli apparteneva; quel ragazzo lì, invece, era innamorato ma non corrisposto - si vedeva dal suo sguardo distratto e triste ; e quella donna con la pelliccia nera ed il portamento severo sicuramente era la compagna di un uomo ricco e sposato e insoddisfatta sfruttava la sua carta di credito. Queste erano le sue giornate preferite: viveva tante vite immaginarie, ma possibili, dentro di sé. Primo periodo.
2 IL QUARTIERE
Camminare per il quartiere era per certi versi piu' divertente: alcune storie non doveva immaginarle, perché le conosceva. Allora si divertiva ad inventare il loro seguito: quella ragazza che frequentava la sua stessa scuola elementare era stata bocciata poi due volte alle superiori e , ora ,sicuramente, era in giro a cercare lavoro mentre il suo compagno quarantenne rientrava a casa; quella signora lì, la madre di un suo compagno di giochi, si era separata due anni prima, ma ora era felice perché - è certo - aveva un nuovo amore. Era necessaria una minore fantasia così, ma la probabilità di indovinare era maggiore e quelle vite erano un po' piu' vere. Secondo periodo.
3 LA CASA
Aveva scoperto che rimanere a casa aveva enormi vantaggi: ora non doveva immaginare nulla, perché era tutto lì, sotto i suoi occhi. Nel suo caso la realtà superava la fantasia: non era mai stata in grado di inventare un padre superbo per nascondere una grande insicurezza, una madre affettuosa ma insoddisfatta e un fratello piu' grande ma ancora da accudire, tutti lì, insieme. Erano tutte vite vere. Terzo periodo.
4 LA STANZA
Forse scoprire la sua vita era interessante piu' di ogni altra cosa. Ma ci voleva un ambiente piu' raccolto, come la sua stanza. Era piu' difficile, perché guardarsi dentro significa rinunciare per un po' a se stessi. Quando guardiamo un'altra persona siamo sempre noi, ma quando vogliamo analizzare noi stessi,per essere obbiettivi, dovremmo essere qualcun altro. Essere diversi ci riesce bene quando non ce ne accorgiamo quasi, perché è il mondo che ci trascina, ma quando ce lo imponiamo sembra un sacrificio troppo duro da sopportare. Si sforzò e vide la sua vita, ma non era sicura se fosse vera… Quarto periodo.
5 L'ANGOLO
Adorava fare lunghe passeggiate in città, camminare per il quartiere era per certi versi piu' interessante, aveva scoperto che rimanere a casa aveva enormi vantaggi, forse scoprire la sua vita era interessante piu' di ogni altra cosa, ma ora preferisce stare seduta lì, in quell'angolo della sua stanza, a pensare che le altre vite, vere o immaginarie che siano, non erano la sua e la sua…mah, forse nemmeno in un punto l'avrebbe trovata… Quinto periodo.
Adorava fare lunghe passeggiate in città; andava in centro nelle ore di punta: le strade strette erano gremite di gente, persone diverse, con storie diverse. Immaginava le loro storie: quell'uomo lì, con il cappello grigio ed il cappotto nero era sicuramente vedovo e solo e con gli occhi cercava di avere quello che non gli apparteneva; quel ragazzo lì, invece, era innamorato ma non corrisposto - si vedeva dal suo sguardo distratto e triste ; e quella donna con la pelliccia nera ed il portamento severo sicuramente era la compagna di un uomo ricco e sposato e insoddisfatta sfruttava la sua carta di credito. Queste erano le sue giornate preferite: viveva tante vite immaginarie, ma possibili, dentro di sé. Primo periodo.
2 IL QUARTIERE
Camminare per il quartiere era per certi versi piu' divertente: alcune storie non doveva immaginarle, perché le conosceva. Allora si divertiva ad inventare il loro seguito: quella ragazza che frequentava la sua stessa scuola elementare era stata bocciata poi due volte alle superiori e , ora ,sicuramente, era in giro a cercare lavoro mentre il suo compagno quarantenne rientrava a casa; quella signora lì, la madre di un suo compagno di giochi, si era separata due anni prima, ma ora era felice perché - è certo - aveva un nuovo amore. Era necessaria una minore fantasia così, ma la probabilità di indovinare era maggiore e quelle vite erano un po' piu' vere. Secondo periodo.
3 LA CASA
Aveva scoperto che rimanere a casa aveva enormi vantaggi: ora non doveva immaginare nulla, perché era tutto lì, sotto i suoi occhi. Nel suo caso la realtà superava la fantasia: non era mai stata in grado di inventare un padre superbo per nascondere una grande insicurezza, una madre affettuosa ma insoddisfatta e un fratello piu' grande ma ancora da accudire, tutti lì, insieme. Erano tutte vite vere. Terzo periodo.
4 LA STANZA
Forse scoprire la sua vita era interessante piu' di ogni altra cosa. Ma ci voleva un ambiente piu' raccolto, come la sua stanza. Era piu' difficile, perché guardarsi dentro significa rinunciare per un po' a se stessi. Quando guardiamo un'altra persona siamo sempre noi, ma quando vogliamo analizzare noi stessi,per essere obbiettivi, dovremmo essere qualcun altro. Essere diversi ci riesce bene quando non ce ne accorgiamo quasi, perché è il mondo che ci trascina, ma quando ce lo imponiamo sembra un sacrificio troppo duro da sopportare. Si sforzò e vide la sua vita, ma non era sicura se fosse vera… Quarto periodo.
5 L'ANGOLO
Adorava fare lunghe passeggiate in città, camminare per il quartiere era per certi versi piu' interessante, aveva scoperto che rimanere a casa aveva enormi vantaggi, forse scoprire la sua vita era interessante piu' di ogni altra cosa, ma ora preferisce stare seduta lì, in quell'angolo della sua stanza, a pensare che le altre vite, vere o immaginarie che siano, non erano la sua e la sua…mah, forse nemmeno in un punto l'avrebbe trovata… Quinto periodo.
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