La musica del cuore
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La musica del cuore
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Fuoco crepitante nel caminetto, la taverna però è ancora fredda.
Fuori, il crepuscolo scende sulla campagna. Dentro, è solo il bum bum spastico del suo cuore.
Andrea è sulla poltrona e abbraccia una chitarra acustica, mentre lacrime gli scivolano lungo le guance. Ha ottantadue anni, e i suoi nipotini lo prendono per un’idiota quando racconta loro della propria vita, di come anche lui sia corso dietro a palloni e ragazze, un tempo.
Non suona, non lo fa più da tempo immemorabile, la chitarra ha semplicemente preso il posto di Chiara sulle sue ginocchia da che l’ha lasciato solo. Nei suoi sogni di ottuagenario rivede ogni sera l’incidente, e l’urlo di sua moglie ancora gli rimbomba nelle orecchie.
Il ricordo è vivo, lei non più.
La chitarra gli scivola fra le mani, scorre sull’avambraccio quasi con forza propria e come per miracolo Andrea si ritrova ad arpeggiare una romantica ballata. Si tratta di “For my lover” di Tracy Chapman, ma non ne ricorda più il titolo. Millenni prima è stato il solista cantante di un gruppo musicale, i Tuareg si chiamavano, girava nei night club a racimolare qualche soldo, prima che scoppiasse la moda del karaoke a rubargli i suoi vent’anni e i suoi contratti. Da allora aveva condotto la vita sicura e monotona del rappresentante chimico, ma anche questa ormai non è nemmeno più una memoria, soltanto una sensazione.
Adesso c’è unicamente la musica a sorreggerlo, la musica che lo ha accompagnato da sempre, la musica che non l’ha mai tradito e che non ha mai dimenticato: c’è sempre stato un suono, una canzone, un ritmo, nel suo cuore ed ora “For my lover” si sta diffondendo nel locale e lo sta scaldando.
Non è il fuoco, è la musica!
E Andrea sta cantando! E’ la voce rugosa ed impastata di chi non ha più parlato da anni, e che da anni non ha mai smesso di fumare, ma è una bella voce, è... passionale.
“And everybody thinks that I’m the fool, but they don’t get any love from youuuuuuuu...”
La frequenza rallenta. La musica nel suo cuore rallenta, il ritmo del suo battito si adagia.
E si spegne sull’ultima nota. La.
E Aldilà.
Fuori, il crepuscolo scende sulla campagna. Dentro, è solo il bum bum spastico del suo cuore.
Andrea è sulla poltrona e abbraccia una chitarra acustica, mentre lacrime gli scivolano lungo le guance. Ha ottantadue anni, e i suoi nipotini lo prendono per un’idiota quando racconta loro della propria vita, di come anche lui sia corso dietro a palloni e ragazze, un tempo.
Non suona, non lo fa più da tempo immemorabile, la chitarra ha semplicemente preso il posto di Chiara sulle sue ginocchia da che l’ha lasciato solo. Nei suoi sogni di ottuagenario rivede ogni sera l’incidente, e l’urlo di sua moglie ancora gli rimbomba nelle orecchie.
Il ricordo è vivo, lei non più.
La chitarra gli scivola fra le mani, scorre sull’avambraccio quasi con forza propria e come per miracolo Andrea si ritrova ad arpeggiare una romantica ballata. Si tratta di “For my lover” di Tracy Chapman, ma non ne ricorda più il titolo. Millenni prima è stato il solista cantante di un gruppo musicale, i Tuareg si chiamavano, girava nei night club a racimolare qualche soldo, prima che scoppiasse la moda del karaoke a rubargli i suoi vent’anni e i suoi contratti. Da allora aveva condotto la vita sicura e monotona del rappresentante chimico, ma anche questa ormai non è nemmeno più una memoria, soltanto una sensazione.
Adesso c’è unicamente la musica a sorreggerlo, la musica che lo ha accompagnato da sempre, la musica che non l’ha mai tradito e che non ha mai dimenticato: c’è sempre stato un suono, una canzone, un ritmo, nel suo cuore ed ora “For my lover” si sta diffondendo nel locale e lo sta scaldando.
Non è il fuoco, è la musica!
E Andrea sta cantando! E’ la voce rugosa ed impastata di chi non ha più parlato da anni, e che da anni non ha mai smesso di fumare, ma è una bella voce, è... passionale.
“And everybody thinks that I’m the fool, but they don’t get any love from youuuuuuuu...”
La frequenza rallenta. La musica nel suo cuore rallenta, il ritmo del suo battito si adagia.
E si spegne sull’ultima nota. La.
E Aldilà.
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