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Redazione

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Catena del valore

Strumento di analisi competitiva che si deve all’intuizione di M. E. Porter. Si basa sulla disaggregazione del sistema aziendale nelle sue attività strategicamente più rilevanti allo scopo di ridurne i costi e favorire la differenziazione produttiva. L’obiettivo strategico è quello di determinare per tali vie operative ed altre, come ad esempio il posizionamento su segmenti di nicchia, un vantaggio competitivo (di costo, di differenziazione, di focalizzazione). Il vantaggio competitivo deriva dalla capacità da parte dell’azienda di svolgere queste attività in modo eccellente e quindi più economico e/o efficiente ed efficace rispetto a quello attuato dai concorrenti (di prodotti analoghi o sostitutivi).
Le attività aziendali, per poter valutare la capacità competitiva di un’azienda, sono suddivise in nove categorie generali: cinque sono denominate attività dirette o primarie, quattro attività di supporto.
Le attività primarie sono:
  1. logistica in entrata (beni che “entrano” nell’azienda)
  2. attività operative (produzione di beni e servizi)
  3. logistica in uscita (beni che “escono” dall’azienda)
  4. marketing e vendite
  5. servizi (assistenza tecnico-commerciale, etc.)

Le attività di supporto vengono dette ausiliarie in quanto sostengono le attività primarie e, come scrive Porter si sorreggono a vicenda fornendo input acquistati, tecnologie, risorse umane e varie funzioni estensibili a tutta l’azienda. Si dividono in quattro categorie:

  1. approvvigionamento (riguarda la problematica centrata sull’acquisto delle risorse fisiche impiegate nella catena del valore)
  2. sviluppo della tecnologia (si articola in una gamma di attività finalizzata al miglioramento del prodotto/processo)
  3. gestione delle risorse umane (ricerca, selezione, assunzione, addestramento, formazione, aggiornamento, sviluppo, mobilità, retribuzione,sistemi premianti, negoziazione sindacale e contrattuale, etc.)
  4. attività infrastrutturali (per esclusione si allude alle seguenti attività: pianificazione, contabilità, finanza, organizzazione, informatica, affari legali, direzione generale, etc.)

Come quelle primarie, le attività di supporto sono scomponibili e disaggregabili in attività più specifiche ed elementari, proprie di ogni organizzazione.nello sviluppo della tecnologia, per esempio, fra le attività specifiche possiamo elencare la progettazione dei particolari, il collaudo sul campo, l’ingegnerizzazione del processo e la scelta delle tecnologie. In modo analogo l’approvvigionamento può essere suddiviso in attività tra le quali: la certificazione dei nuovi fornitori, l’approvvigionamento distinto dei diversi gruppi di acquisto, il monitoraggio continuo delle prestazioni e del servizio reso dai fornitori.
Il vantaggio competitivo dipende da un migliore svolgimento di attività ad alto potenziale in termini di valore rispetto ai concorrenti. Queste attività significative sul piano del contributo si chiamano attività “chiave”. Un’attività “chiave” è tale se ha e sviluppa un ampio potenziale per la riduzione dei costi e/o per la differenziazione. Diventano chiave e centrali alcune delle attività primarie e alcune delle attività ausiliarie in relazione al contesto interno e a quello ambientale.

Catena del freddo

La catena del freddo è “l’iter” che una certa tipologia di prodotti (surgelati) deve subire per giungere integra alla sua destinazione finale senza subire irrimediabilmente variazioni qualitative. Prevede e garantisce di mantenere e conservare il livello del freddo lungo tutte le fasi del processo distributivo dal trasporto all’immagazzinamento, nonché all’allocazione presso i punti di vendita o presso le strutture cui il prodotto è destinato fino al momento del consumo. La temperatura cui i l prodotto deve essere mantenuto non dovrebbe superare i –20 gradi centigradi.
In tale catena rientrano tutti i prodotti soggetti a refrigerazione con temperatura prestabilita (prodotti zootecnici e agricoli). Si parla a proposito di catena del fresco.

Carta di controllo

È una tipica tecnica di controllo qualità che permette di identificare se la dispersione dei dati raccolti relativamente ad un dato fenomeno è:

  • sporadica (o casuale) e quindi non ha più senso indagare su cause specifiche
  • cronica (ossia in corrispondenza di eventi fuori controllo) e quindi è collegata a cause specifiche ( e ben precise) che occorre individuare ed eliminare
La tecnica in oggetto illustra le modalità di costruzione delle carte di controllo e quella della loro interpretazione.

Carry over del prodotto

È una tattica inerente allo sviluppo di un nuovo prodotto. La scelta tattica consiste nel limitare il più possibile i cambiamenti riguardanti i componenti che influiscono di meno sull’immagine del prodotto, focalizzando invece l’attenzione sui componenti più attrattivi (più affidabili) sul piano della difettosità, e meno costosi. In genere questo approccio è combinato con una riduzione del ciclo di vita del prodotto.

Carichi di lavoro

Numero di ore lavorative affidate a ciascuna macchina o gruppo di macchine, all’interno di una struttura produttiva.
La determinazione del carico di lavoro è necessaria in vista del confronto con la capacità produttiva potenziale delle macchine.

Caratteristiche produttive

Sono le modalità di essere, funzionali e di prestazione, di un sistema allo scopo di differenziarlo da altre tipologie.
Le caratteristiche produttive di un sistema possono essere determinate per mezzo dell’analisi funzionale. In questo caso coincidono con le funzioni terminali dell’albero funzionale.
Le caratteristiche si distinguono e classificano in due categorie: caratteristiche-attributi quando vengono espresse unicamente per mezzo di un giudizio di merito; caratteristiche-variabili quando vengono espresse per mezzo di misure che assumano valori discreti in un campo continuo. Le caratteristiche di produzione si suddividono ancora in critiche (fondamentali), importanti e secondarie.

Capacità produttiva

Quantità massima di prodotto che può essere ottenuta da una impresa o altra organizzazione, considerati i fattori di produzione che possono essere utilizzati e le condizioni ambientali (vincoli) che possono ridimensionare o impedire il raggiungimento di tale obiettivo.
La capacità produttiva non può essere aumentata per ottenere un solo prodotto in più. Per ottenere un aumento di capacità produttiva occorre introdurre almeno una macchina in più, oppure introdurre un nuovo impianto che presuppone poi l’implementazione di una o più macchine.
Per questo si dice che la capacità produttiva come i costi fissi da cui derivano, aumentano a scatti. Solo nell’ambito di ciascun scatto viene situato il problema del break-even point. I problemi relativi alla capacità produttiva vengono risolti dal CRP nell’ambito del MRP II.

Capacità di processo (capability)

Attitudine potenziale di un processo a realizzare un output nel rispetto di una determinata tolleranza. Si misura attraverso un indicatore chiamato “capability index”, indice che misura la possibilità che un processo possiede di realizzare un risultato coerente con determinate prescrizioni.
È il quoziente tra la tolleranza di progetto relativa al parametro dell’output e la tolleranza naturale del processo nella realizzazione di tale parametro (standard).
La capability è soddisfacente quando il suo indice è uguale o superiore a 1,3; nel caso che tale indice oscilli tra 1 e 1,3 vi è rischio di realizzare prodotti non conformi, e tale rischio è tanto più elevato quanto più l’indice è prossimo all’unità (da 1,3 a 1); nel caso in cui l’indice sia inferiore all’unità vi è la certezza assoluta che il processo genererà inevitabilmente prodotti non conformi.

Campione statistico

Insieme di elementi considerato come rappresentativo dell’universo di elementi, da cui il gruppo estratto viene prelevato per essere osservato.
Il campione fornisce e riflette un’immagine ridotta, ma fedele della popolazione (universo).
La scelta del campione all’interno di una popolazione è detta campionamento. Il campionamento è la tecnica statistica di estrazione di un numero limitato e definito di elementi che fanno parte di un insieme chiamato universo. Tale numero limitato di elementi, costituente il campione, deve essere rappresentativo dell’intero universo.
A questo scopo, nel campionamento devono essere osservati rigorosi criteri di casualità e di rappresentatività, impiegando specifiche metodologie statistiche di estrazione.
La tecnica, in un esame di primo livello, ha lo scopo di fornire una conoscenza statistica della natura dell’universo investigato. Esistono diverse modalità di campionamento, tra le quali le più frequentemente impiegate sono:

  • campionamento casuale semplice che utilizza come campione l’intero universo
  • campionamento stratificato: l’universo viene previamente suddiviso in porzioni ottenute stratificandolo: dai vari strati si prelevano alcuni elementi; questa tecnica permette di operare con piccoli campioni assicurando un’elevata rappresentatività
  • campionamento a grappolo: l’universo viene previamente suddiviso in porzioni di uguale natura: quindi con criteri di casualità, alcune di queste porzioni vengono scelte per costituire un nuovo universo dal quale estrarre i campioni rappresentativi. (si cerca un campione più piccolo da un campione meno ridotto isolato in precedenza)

Un esempio di applicazione in campo aziendale delle tecniche statistiche è rappresentato dal cosiddetto “controllo statistico della qualità” (statistical quality control) mediante il quale è possibile controllare la qualità e l’affidabilità di materie prime/prodotti ed eseguire un controllo tecnico delle attività produttive, allo scopo di garantire che la qualità del prodotto finito sia conforme e all’altezza di determinati standard prestabiliti. Esiste una varietà di metodi usati a tale scopo. Il controllo statistico di processo costituisce un altro caso di utilizzo della tecnica statistica campionaria.
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